Poco fuori dal grande raccordo anulare, lungo l’antica Via Flaminia, si trova la Villa di Livia, moglie di Augusto, conosciuta anche come la villa di Prima Porta.
Questo antico complesso si trova all’interno di un parco pubblico, liberamente accessibile: un’occasione imperdibile per scoprire i fasti dell’antica Roma e fare due passi immersi nel verde.
Contenuti
Come arrivare
Venendo da Roma devi uscire dal Grande raccordo anulare in direzione Prima Porta. Sulla strada trovi il cartello che indica l’uscita per la Villa di Livia.
La villa è all’interno di un parco pubblico. Per visitarla, devi parcheggiare la macchina all’esterno, dove ci sono molti parcheggi, ed entrare a piedi nel parco.
Indirizzo
Via della Villa di Livia 187
Ingresso, orari e modalità della visita
L’ingresso è gratuito e senza prenotazione.
Per il calendario e gli orari di apertura vai QUI oppure chiama lo 06 33626826
Ultimo ingresso: un’ora prima della chiusura.
Per garantire una migliore gestione del flusso di visitatori, nel caso di gruppi superiori alle 10 persone si consiglia di scrivere preventivamente all’indirizzo email:
ss-abap-rm.villadilivia@cultura.gov.it
Cosa vedere: villa e Antiquarium
All’ingresso dell’area archeologica puoi visitare un piccolo Antiquarium. Qui sono esposti alcuni resti rinvenuti nella villa, come lucerne, spille, ampolline.
Quando abbiamo visitato l’antiquarium un gatto faceva da custode solerte dei preziosi resti 🙂
Da qui puoi procedere verso la villa vera e propria, che è all’aperto. I resti romani sono attraversati da passerelle e coperti con una tettoria.
Ad gallinas albas: la leggenda della gallina e del ramo di alloro
Questo palazzo era la villa suburbana della moglie di Augusto. In città, infatti, la sua abitazione era sul Palatino all’interno del complesso augusteo.
Questa villa è legata a una leggenda. Plinio racconta, infatti, che mentre Livia Drusilla si stava recando ai suoi possedimenti veientani tra il 39 e il 38 a.C., un’aquila le lasciò cadere dall’alto in grembo una gallina di straordinario candore che teneva nel becco un ramo d’alloro.
Seguendo le indicazioni degli aruspici, come sempre facevano i romani molto scaramantici, Livia allevò il volatile e la sua prole in questa villa dei Cesari situata al IX miglio della Via Flaminia, che Augusto fece poi ristrutturare meravigliosamente per la sua sposa. Da allora la villa fu chiamata ad Gallinas Albas, appunto, “alle galline bianche”.
Inoltre, Livia piantò qui il ramo di alloro e da questo nacque un boschetto, lauretum, dal quale sembra che gli imperatori prendessero i ramoscelli da tenere in mano durante le battaglie.
Oggi è stato ricreato un piccolo boschetto con piante di alloro in olle d’argilla per ricordare quello antico.
Gli scavi
Con la fine dell’impero romano (V sec. d.C.), l’area fu abbandonata, saccheggiata, ricoperta e non se ne seppe più nulla, fino a quando nel 1863 venne rinvenuta, casualmente, una statua di Augusto che attualmente si trova nei Musei Vaticani.
Gli affreschi della villa di Livia
Inoltre, emerse anche una meravigliosa stanza semi-interrata con le pareti affrescate.
Allo scopo di conservare e proteggere questi capolavori, nel 1951 gli affreschi furono staccati e portati a Palazzo Massimo alle Terme (un museo ricchissimo che non devi assolutamente perdere!).
Infatti, durante la seconda guerra mondiale l’area fu utilizzata come base militare e nel 1944 un ordigno danneggiò anche alcune zone, tra cui la sala sotterranea.
Nel frattempo, sono stati condotti scavi in tutta l’area archeologica. E’ così emersa l’articolata struttura della Villa di Livia, che continuò ad essere modificata nel corso dei secoli successivi all’età augustea.
Ecco allora che con una tranquilla passeggiata per l’area, immersa nel verde, puoi ammirare gli ambienti privati, come le camere da letto di Livia e dell’imperatore, le stanze di rappresentanza attorno a un peristilio porticato, con pavimenti a mosaico o in marmi policromi e pareti affrescate, e un grande complesso termale dell’età Flavia, poi ristrutturato in età severiana.
Nel 1973 la villa venne espropriata ai proprietari privati e acquisita dalla Soprintendenza Speciale per i Beni archeologici di Roma, e venne creato un parco pubblico attorno ad essa.
Nel 1982 si è iniziato il restauro delle strutture superstiti del complesso per tutelarlo. Tuttavia, attualmente è in uno stato di semiabbandono: un gran peccato se si considera il suo valore!
Commenti recenti