Tempo fa ho trovato tra gli oggetti di famiglia una vecchia scatola di munizioni di mio nonno. Era lasciata lì, a prendere polvere. Così, ho chiesto a mio padre se potevo prenderla e ho pensato: perché non trasformarla in qualcosa di nuovo, dandole un nuovo significato? 

La prima idea è stata subito di riutilizzarla per il giardinaggio, e infatti ne ho fatto una scatola porta semi. “Mettete fiori nei vostri cannoni”, uno slogan che ho sentito molte volte…

Da lì, mi è venuta la curiosità di indagare se qualcuno avesse mai fatto qualcosa del genere. E da questo pensiero mi si è aperto un mondo. Ho scoperto che nel nostro dopoguerra, in un’Italia devastata e povera, il popolo ha saputo recuperare e riutilizzare i materiali bellici trasformandoli in oggetti di uso comune. 

Quello che per me è stato un semplice riutilizzo di un oggetto che prendeva polvere, nel dopoguerra, quando c’era tanta penuria di materie prime oltre che di soldi, era una vera e propria necessità.

Tutta la mia ricerca è culminata in un interessantissimo scambio avuto con il gentilissimo Bruno Zama

Ma andiamo con ordine.

Mettete fiori nei vostri cannoni

Mettete dei fiori nei vostri cannoni” è stato uno slogan famoso negli anni ‘60 per portare avanti, con un’immagine, l’invito di tanti, soprattutto giovani, a cessare le guerre e a vivere in pace.

I Giganti nel ‘67 ne fecero una canzone e Marc Riboud lo trasformò nella celebre fotografia  “Jeune fille à la fleur”, con una ragazza davanti ai fucili.

Oggi, dopo 60 anni, la pace è quanto mai un’urgenza impellente. 

Io ho trovato una vecchia cassetta delle munizioni americane risalente alla seconda guerra mondiale tra gli oggetti dei miei nonni. È ancora in perfetto stato e ho voluto trasformarla in qualcosa di bello.

Rendere carico di vita, ciò che era carico di morte. 

Così è nata la mia idea di trasformare una vecchia cassetta per le munizioni in una cassetta porta semi… forse perché mentalmente l’ho associata alle bombe di semi

Ma l’idea di riciclare oggetti militari non è nuova, anzi. Nasce prima come un’esigenza, per non sprecare materiale prezioso, e col tempo si è evoluta anche in arte per assumere un valore altamente simbolico.

Ed è così che elmetti sono stati trasformati in pentole, bracieri, coprivivande, mestoli, offertori per elemosine in chiesa. Munizioni che sono diventati accendini, penne, aeroplanini giocattolo.

C’è anche un romanzo “Dough the Miracle Worker” di Maurice Drewon, che ho trovato su internet, ma non sono riuscita ancora a recuperare, che racconta proprio di la storia di Teesta, un ragazzo che trasforma la fabbrica di armi del padre in una serra piena di fiori. Piantando letteralmente fiori nei cannoni. Molto interessante!

Il riciclo di guerra: chi sono i recuperanti? 

Parliamo di riciclo di guerra, ma forse sarebbe meglio chiamarlo riutilizzo o recupero di guerra, perché di fatto quello che è successo è che diversi oggetti sono stati recuperati, riadattati e riutilizzati. Incredibile, ma le 4 r del riciclo sono state applicate alla perfezione…

Ma cosa si riciclava esattamente? Tutto. Letteralmente.

Le bottiglie di vetro diventavano bicchieri e imbuti, i tubi in cartone che contenevano proiettili americani hanno fatto partire le fabbriche a Fabriano, le tele dei paracaduti sono servite a confezionare abiti.

I miei suoceri mi raccontano che per anni hanno usato un vecchio paracadute per raccogliere le olive. Sono curiosa di vedere se lo ritrovo in qualche baule prima o poi… 🙂

Se hai voglia di approfondire, ti consiglio il documentario “I recuperanti” di Rai Storia.

Oltre ai gruppi di recupero organizzati, c’era il recupero della povera gente, che doveva bonificare i campi per poterli nuovamente coltivare o che doveva vestirsi, avere pentole e vasellame, in un’epoca in cui tutto era stato distrutto.

Recuperare, ricostruire, ricominciare.

Collezioni e musei dei riciclanti

Questo spaccato della storia, fatto dai nomi che non sapremo mai delle persone semplici, è un passato che va ricordato. E che mi piace tanto ricordare!

Se vuoi saperne di più, puoi dare un’occhiata a questo testo di Zama.

Se vuoi vedere da vicino questi oggetti, Bruno Zama espone la sua collezione in diversi luoghi tra cui: 

Ringrazio Bruno Zama per le tante preziose informazioni che mi ha fornito. 

Sono un appassionato del riutilizzo bellico perché ritengo che la guerra sia una grande stupidaggine. Desidero far vedere alle nuove generazioni ciò che il nostro genio italico ha fatto, soprattutto donne e bambini, facendo di necessità virtù.” 

E tu conosci altri riutilizzi di oggetti di guerra? Hai qualche oggetto dei tuoi nonni che hai riciclato in modo creativo? Scrivimelo nei commenti!